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Notre-Dame: un anno dopo l’incendio

Vittima collaterale dell'epidemia che ha confinato più della metà del pianeta, in marzo scorso, il “cantiere del secolo” è stato bruscamente interrotto e celebra quindi il suo primo anniversario avvolto in un religioso silenzio, mentre vorremmo ascoltare il suono dei martelli, delle fiamme ossidriche, delle seghe per metalli, con la speranza di veder rispettato il calendario annunciato dal Presidente Macron.

Il monumento più visitato in Europa riaprirà le porte al pubblico nel 2024? Facciamo il punto sullo stato di avanzamento dei lavori e sulle possibilità di salvataggio di questo gioiello gotico francese.

La cattedrale è ancora in stato di emergenza assoluta?

Il restauro vero e proprio inizierà solo nel 2021. Per ora, gli sforzi sono ancora concentrati sulla messa in sicurezza dell'edificio e sullo sgombero delle macerie (che in questo caso sono per la maggior parte considerate “vestigia”, tenuto conto del prestigioso luogo di provenienza e della loro antichità, e devono quindi essere minuziosamente repertoriate e classificati).

 

 

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Arco di sostegno in legno posizionato sotto un arco rampante, per consolidarlo (foto del 15 aprile 2020)

 

 

Al momento dell’adozione delle misure di contenimento, lo smontaggio dei 10.000 tubi dell’impalcatura, deformati e saldati dall’incendio, era ormai imminente. I cordisti, chiamati anche “scoiattoli”, erano pronti a calarsi con le funi per segare gli elementi. Questa delicata operazione, vero “cantiere nel cantiere” destinato a durare quattro mesi, è stata quindi interrotta, ma il generale Georgelin, che presiede l’ente “Etablissement public de Notre-Dame”, sta studiando la possibilità di una parziale ripresa, da attuare in maniera progressiva e mirata.

E anche se la navata è stata sgomberata da appositi robot, bisognerà ritirare i detriti presenti al di sopra dell’immensa volta. Una serie di operazioni che si concluderanno in linea di massima quest'estate, mentre il grande organo sarà smontato e spolverato entro il 2024.

 

 

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La struttura metallica di 250 tonnellate pesa sempre sulle volte della cattedrale. Ma tre serie di travi lunghe 28 metri circondano ormai il tutto, per impedire che l’impalcatura si sposti o crolli su sé stessa, attratta verso la voragine creata dal crollo della guglia. Queste nuove strutture si appoggiano su una base costruita a 40 metri di altezza (foto 15 aprile 2020).

 

Sarà peraltro necessario procedere al montaggio di un parapioggia definitivo.

Ma i 12 mesi trascorsi, anche se punteggiati da eventi che hanno rallentato l’esecuzione dei lavori (inquinamento da piombo, forti venti in autunno…), hanno già permesso di consolidare seriamente l’edificio: fra le operazioni più spettacolari, il montaggio degli archi in legno a supporto degli archi di spinta, per consolidarli ed evitare una pressione eccessiva sull’edificio, finora equilibrata dalle capriate e dal tetto.

 

 

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Un anno fa, le fiamme hanno saldato e deformato quasi 10.000 tubi di metallo (foto del 15 aprile 2020).

 

 

Anche se è ancora troppo presto per affermare che la cattedrale è fuori pericolo, è incoraggiante notare che, da un lato, tutti i suoi tesori sono stati salvati e, d’altra parte, i sensori destinati ad individuare il minimo movimento anomalo non rivelano alcuna novità allarmante. “È stabile”, assicura uno specialista del cantiere.

 

 

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