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Coronavirus: agire sul clima e proteggere l’ambiente, la chiave del rilancio dell'economia

La fine del lockdown non è ancora precisamente definita, ma i piani di rilancio si moltiplicano per prepararci al mondo post-crisi. Secondo alcuni, la transizione ecologica sarà messa fra parentesi, per dare respiro alla ripresa… Per altri, sembra invece un fattore imprescindibile per la ripartenza.

I capi di governo lavorano attualmente a un piano di rilancio dell’economia. Quale sarà il ruolo assegnato, in questi piani, agli obiettivi ambientali fissati prima della crisi? La sostenibilità sarà messa da parte, per garantire la sopravvivenza delle aziende? 

Verso un rinvio della transizione ecologica?

Il 26 marzo scorso, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti ha sospeso indefinitamente l’applicazione delle leggi ambientali applicabili alle imprese, durante l’epidemia di coronavirus. Questa iniziativa soddisfa una richiesta di deroga agli obblighi ambientali durante la crisi, proveniente da vari settori industriali particolarmente inquinanti, fra cui quello petrolifero.

Anche in Europa esistono pressioni volte a mettere da parte la transizione ecologica, per il tempo necessario a superare gli effetti della crisi sanitaria. La Polonia e la Repubblica Ceca hanno chiesto ad esempio a Bruxelles di sospendere momentaneamente il “Patto verde europeo”, la nuova roadmap climatica che dovrebbe fare dell’UE un leader mondiale in questo campo. Inoltre, alcune case automobilistiche tedesche esercitano pressioni per ottenere una moratoria sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 dei loro veicoli.

Dopo la COP15 sulla biodiversità, la COP26 sul clima è stata ufficialmente rinviata, a causa dell'epidemia di coronavirus. IL 2020 doveva essere l’anno cruciale per fare passi avanti su due temi essenziali. La COP26 doveva costituire in particolare l’occasione per permettere agli Stati di presentare nuovi e più severi impegni in materia di emissioni e di gas ad effetto serra.Will the ecological transition be postponed?

 

 

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L’azione climatica, una risposta efficace per l’uscita dalla crisi

Convinto che l'azione per il clima possa contribuire a sostenere l’attività economica per uscire dalla crisi, rafforzando al tempo stesso la resilienza della nostra società, l’I4CE - Institute for Climate Economics, specializzato nei temi economia e finanza in relazione al clima, ha pubblicato di recente un rapporto contenente una trentina di misure che coprono i settori chiave della Strategia nazionale low carbon e che descrive per ogni settore come la Francia intenda ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra.

Le misure riguardano l’ottimizzazione energetica delle abitazioni, l’allestimento di piste ciclabili, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, la diffusione dei veicoli elettrici, il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, lo sviluppo dei trasporti pubblici urbani e l’ottimizzazione energetica degli edifici del terziario. Per questi sette settori, l’I4CE raccomanda non solo di mantenere gli obiettivi fissati prima della crisi, ma anche di varare un piano di finanziamenti pubblici di 7 miliardi di euro annui, fino al 2023.

Le attività che contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra rappresentano già una quota notevole dell’economia francese ed avevano dimostrato negli ultimi anni un forte dinamismo. Rappresentano inoltre serbatoi occupazionali non trascurabili. L’ottimizzazione energetica degli edifici ad uso residenziale genera infatti 200.000 posti di lavoro, mentre altri 18.000 sono associati allo sviluppo dei trasporti pubblici urbani.

L’istituto ha inoltre rilevato, dall’inizio delle misure restrittive, una forte richiesta dell’opinione pubblica affinché vengano tratti gli insegnamenti giusti da questa crisi sanitaria, in modo da preparare l'avvento di una società più resiliente, capace di resistere meglio alle crisi future, attraverso i necessari investimenti “verdi”.

Peraltro, i piani di rilancio attuati dopo la fine del lockdown saranno analizzati in profondità e serviranno come autentici test affinché gli Stati accrescano le loro ambizioni climatiche prima del vertice per il clima. “Il rinvio della COP 26 offre l’occasione e il tempo per rivedere le strategie a lungo termine. I piani di rilancio devono appoggiarsi sulla transizione ecologica e accelerarla”, secondo Laurence Tubiana, una delle redattrici dell’Accordo di Parigi nel 2015.

 

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Il punto di vista di Eric Campos, Direttore CRS di Crédit Agricole S.A.

Portrait de Eric Campos
« Questo tsunami sanitario è una crisi che nasce dallo sfruttamento eccessivo del pianeta, in un’economia ormai globalizzata. Nulla potrà fermare il virus se non restare a casa, come avremmo fatto nel XV secolo per proteggerci da un’epidemia di peste. Nonostante le nostre app, blockchain, IA e altre trovate tecnologiche, nessuno scenario di crisi aveva assolutamente previsto il lockdown di tre miliardi di persone per diverse settimane.

Dobbiamo essere coscienti che gli effetti dello sconvolgimento del nostro ecosistema naturale ci esporranno sempre più spesso a questo tipo di crisi devastante.
I suoi effetti dipenderanno dalla rapidità e dall’efficacia dei meccanismi adottati degli Stati per evitare che una grave crisi sociale si aggiunga all’annunciata crisi economica. A tal proposito, possiamo ancora una volta constatare l’ampiezza e la complessità degli ammortizzatori economici e sociali esistenti in Francia. Una situazione che contrasta con quella di moltissimi paesi in cui la solidarietà familiare è l’unico meccanismo di protezione.

Questa crisi offre inoltre l’occasione per constatare l’impegno senza riserve del settore finanziario francese, che è al fianco delle aziende per consentire di superare questo periodo terribile, minimizzando al meglio i danni. Il nostro Gruppo ha assunto in questa battaglia una posizione esemplare e possiamo esserne collettivamente orgogliosi.

Questa crisi sanitaria rivela le nostre carenze e la nostra assenza di preparazione di fronte alle sfide poste da un pianeta in crisi. Viviamo oggi un momento in cui sono messe a nudo alcune questioni vitali per la sopravvivenza della nostra civiltà. Stringendoci intorno a valori sociali e ambientali, dovremo immaginare nuove regole del gioco, nuovi codici di condotta fra cittadini, le istituzioni, gli attori pubblici e privati del mondo dell’economia, della cultura e delle arti, per ridistribuire ruoli e responsabilità.

Non dobbiamo lasciare il nostro futuro nelle mani del mercato. L’Europa deve organizzare il dibattito sul “mondo che verrà” trovando l’audacia per permetterci di ripensare le regole della vita in società.

Vorrei concludere con un consiglio che mi era stato dato dal Padre Domenicano Godfrey Nzamujo, fondatore della fattoria Songhai, nel Benin: “Se vogliamo salvare il nostro mondo, dobbiamo passare dalla bio-arroganza al bio-mimetismo”. Un pensiero dettato da un profondo umanesimo, che ci spinge ad adottare nuove fonti di ispirazione.
 

 

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Se vogliamo salvare il nostro mondo, dobbiamo passare dalla bio-arroganza al bio-mimetismo.

Godfrey Nzamujo, fondatore della fattoria Songhai, nel Benin

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