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Quali sono gli effetti del confinamento sui consumi alimentari?

 

All’annuncio di un’ipotesi di confinamento, i consumatori si sono affrettati ad acquistare prodotti alimentari come la pasta, il riso, lo zucchero, le conserve, i surgelati, il prosciutto, il pane e, più inaspettatamente, anche la carta igienica. Le massime preoccupazioni dopo il contagio - e in alcuni casi anche prima - sono state le future modalità di approvvigionamento e lo spettro di un’eventuale carenza di cibo.

 

Lunedì 16 marzo, in poche ore, i supermercati francesi sono stati letteralmente svaligiati. Intermarché ha registrato un balzo in avanti delle vendite di + 250% (in ogni reparto), ossia quasi il triplo rispetto al fine settimana precedente, mentre gli acquisti di Auchan sono cresciuti di + 150%. Lo spettacolo si è ripetuto in questi ultimi giorni, in quasi tutti i negozi aperti. Il 16 marzo, la spesa per generi alimentari è più che triplicata, per poi calare in seguito e registrare un nuovo massimo la settimana dopo. Ad inizio aprile, i consumi erano in calo di circa il 35%. Nella settimana del 23 marzo, Il numero di operazioni effettuate era inferiore del 27% a quello dell’anno scorso. “Il paniere medio resta invece ampiamente superiore a quello dell’anno scorso (+48 %)”, sottolinea l'Insee (istituto nazionale di statistica francese).

 

 

Come spiegare questa corsa all’accaparramento di determinati prodotti?

La farina, la pasta, le uova e il riso sono prodotti di base poco costosi e che si conservano a lungo. Le uova, la farina e lo zucchero sono inoltre ingredienti di base per la produzione di altri alimenti, come il pane, la pasta, i dolci, le pizze o le torte salate…

Costretti a restare a casa, consumiamo tutti i nostri pasti a casa e abbiamo più tempo per la cucina. Abbiamo quindi bisogno di scorte. Il pane, che continua ad occupare un posto centrale nella gerarchia simbolica degli alimenti, acquista maggiore importanza in questi periodi di crisi. Alcuni di noi cominciano a prepararlo a casa e questo richiede maggiori scorte di farina.

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In questo periodo di confinamento, le abitudini alimentari cambiano

Nell’attuale contesto, l’alimentazione occupa un posto molto più importante che in tempi normali. Un fenomeno a cui le popolazioni occidentali sono poco o non più abituate.

I pasti che consumiamo di solito nelle mense aziendali, scolastiche o universitarie, e qualsiasi altra forma di ristorazione, si svolgono ormai a casa. Cucinare diventa una necessità, ma anche una fonte di piacere.

Alcuni di noi provano nuove esperienze culinarie o si improvvisano pasticceri, per occuparsi o distrarre i bambini.

 

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I video-aperitivi “fra amici” si moltiplicano e varie applicazioni (House Party, Google Meet, Zoom, Skype…), ancora poco note al grande pubblico prima delle misure di contenimento, hanno invaso i PC e gli smartphone.

aperitif

Questi appuntamenti online ci aiutano a ritrovare il contatto con gli altri, ma favoriscono anche l’aumento dei consumi di determinati prodotti. Va sottolineato che il consumo di alcuni alcolici, e in particolare di birra, è esploso dall’inizio del confinamento. I prodotti più costosi (il vino e soprattutto lo champagne) registrano invece una netta contrazione, nonostante l’apparizione di feste e aperitivi online.

Per quanto riguarda l’alimentazione, l’obbligo di restare a casa mette in evidenza le condizioni di vita precarie di una parte della popolazione. Le famiglie meno abbienti e le persone prive di risorse aggiuntive (lavori a ore, elemosina…) devono fare delle rinunce, chiedere aiuto alle associazioni o alla solidarietà degli altri per fare la spesa. E anche questi contatti diventano più difficili per chi è isolato socialmente o geograficamente.

 

Nuove abitudini, anche per gli acquisti alimentari

I pasti devono essere preparati a casa. Questo significa innanzitutto approvvigionarsi, adottando nuove precauzioni. Le nuove regole sanitarie impongono anche di modificare le proprie abitudini di acquisto. Per limitare le uscite, è necessario fare la spesa per diversi giorni e quindi pianificare gli acquisti, ma anche dedicarvi più tempo, per rispettare le norme di sicurezza.

I negozi di quartiere, gli ipermercati e i supermercati restano aperti, ma esistono tensioni su alcuni prodotti. I “drive” dei supermercati sono presi d’assalto: difficile connettersi ai siti Web e trovare una fascia oraria per il ritiro. E quando riusciamo ad effettuare un ordine, la metà dei prodotti manca. Di fronte all’esplosione della domanda, i tempi di consegna a domicilio dei supermercati o delle società di surgelati si sono allungati.

Secondo la Federazione francese dell’e-commerce e della vendita a distanza (Fevad), il 94% dei siti di e-commerce francesi sono sempre aperti, anche se più di un terzo fra loro ha dovuto ridurre la propria attività. I maggiori aumenti di traffico sono stati registrati nel settore alimentare, nella telefonia/informatica e nei prodotti culturali ed educativi... Dall’adozione delle misure di contenimento e dopo la chiusura dei mercati, le vendite dei siti di alimentari online hanno registrato un’accelerazione, soprattutto grazie alla consegna di prodotti freschi. Questi siti sono anche una soluzione di supporto per i negozi di quartiere, in un contesto di diminuzione delle forniture.

La vendita a km 0 rappresenta una fonte di approvvigionamento che alcuni consumatori cominciano a scoprire.

I punti vendita nelle fattorie o gli acquisti collettivi, che rientrano in Francia nella categoria “Altre attività commerciali di dettaglio alimentare e negozi specializzati” possono restare aperti, a condizione di rispettare e formalizzare le misure di distanziamento.

Il ritiro della spesa preordinata in fattoria è autorizzato a proseguire, essendo considerato dalla regolamentazione con un’attività di commercio al dettaglio. Questo sistema permette inoltre ai coltivatori di vendere una parte della propria produzione, dopo la riduzione degli spazi di commercializzazione causato dalla chiusura dei mercati.

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Dobbiamo temere una carenza di generi alimentari?

Per alcuni esperti, se ciascuno di noi acquista solo ciò di cui ha bisogno, non ci sarà alcuna carenza. Il moltiplicarsi degli “acquisti da panico” ha creato un effetto frusta (detto anche Forrester o “bullwhip effect”), che è il risultato dall’amplificarsi di un piccolo movimento ad una delle estremità della catena, che si trasforma in una violenta variazione all’altra estremità.

Nell’attuale situazione di crisi, alcuni articoli possono essere temporaneamente non disponibili, ma gli operatori dell’agroalimentare e della distribuzione dimostrano di sapersi adattare. Non dovrebbe quindi esserci carenza di generi alimentari né in Francia né in Europa, che resta una piazzaforte agricola, pienamente autosufficiente.

 

 

Fonti: Crédit Agricole S.A. – DCI/Direzione dell’agricoltura, dell’agroalimentare e delle attività specializzate; Direzione Studi Economici del Gruppo; AFP; 60 millions de consommateurs; fevad, Le Monde; Agrosciences; Les Echos; LSA; Insee; BCG; Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione francese

 

 

 

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